Oceano Incazzato

Per convincervi e convincermi di alcune cose importanti, del tipo che non ho abbandonato completamente il blog e che mi interessa cosa sta succedendo a questo mondo, vi racconto di cosa ho visto su un tiggì qualche giorno fa. Sicuramente non era studio aperto perchè non c'erano tette, e poi non era retequattro perchè non c'erano tette, ah non era neanche canalecinque, perchè lì no, che non c'erano tette. Insomma, visto l'interesse per un tema ambientalistico forse era rai tre. Ma non importa e poi non ne sono sicura. Comunque. Si parla di Oceano Pacifico ( al quale dovranno cambiare nome o se lo cambierà da solo, un giorno, invadendo tutte le terre che trova e autonominandosi Oceano Incazzato), si parla dell'Isola di Plastica. Io ci ho messo le maiuscole perchè le darei davvero un nome proprio, non per farla resistere al tempo (anche perchè tanto resisterà, alla faccia nostra) ma per evitare di considerarla una roba da nome comune, per evitare di non guardarla in faccia, la nostra sconcezza.
È stata scoperta da un giovane miliardario che navigava per diporto. Nuota come un immenso bestione marino, non si vede finché non ci arrivi sopra perché sta appena sotto il pelo dell´acqua, afferra tutto quello che incontra sul suo cammino, come una fossa di vischiose sabbie mobili. Il mostro toglie la vita a volatili e pesci, trovati pieni di rimasugli di palstica di piccolissime dimensioni. Si tratta di una gigantesca isola di spazzatura, una «zuppa di plastica» che si estende attraverso l´intero oceano Pacifico settentrionale, da 500 miglia nautiche al largo della California fino alle Hawaii, e da queste fin quasi al Giappone. Scoperta quasi per caso, sbattuta ieri in prima pagina dall´Independent di Londra, l´isola dei rifiuti di plastica è opera dell´uomo: l´abbiamo costruita noi, un pezzo alla volta, gettando immondizie non biodegradabili in mare e nei fiumi.
Ora non credete che abbia qualche illuminante osservazione e qualche soluzione da guru.
Non ho niente, se non un sacco di nausea e vergogna.


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