I buchi neri e i nei, viaggio surreale.

Ognuno ha i suoi buchi neri. Sono i momenti in cui piange di nascosto, o i momenti in cui si comporta male, se ne pente e non fa niente, o i momenti in cui ruba (le caramelle a sette anni, o un bacio a chi non ce lo vuole dare, poco importa), o ancora i momenti in cui finge di ascoltare un amico e invece pensa ad altro, o quelli in cui butta su un lavoro tanto non se ne accorge nessuno, o quando fa finta di non vedere lo sporco in un angolo.

I buchi neri sono anche quelli temporali in cui il tempo si dilata o si contrae, e ciò che facciamo assume uno spazio temporale enorme o, al contrario, si cristallizza in una sola immagine. Una notte di lavoro, piena di concentrazione e caffè, diventa una sola immagine nella nostra percezione del dopo. Un solo primo sfiorarci la mano della persona che amiamo, si rallenta a tal punto da permetterci di pensare a tutto un nostro futuro insieme, nel solo tempo di pochi secondi.

I buchi neri sono anche i momenti di percezione altissima di noi stessi nell'unicità della vita, che i saggi raggiungono concentrandosi, e che i comuni mortali sensibili toccano improvvisamente, in momenti che io chiamo di alienazione dal resto.
Io ne ho spesso al supermercato, di questo tipo. Il supermercato, se sono sola e soprattutto se è domenica o sabato sera, è come un tantra, per me. I minuti in cui fisso il vetro dei surgelati cercando di scegliere quale gelato prendere, o spinaci, o tortini di vario tipo, diventano ore, giorni, vite intere. Come fissare il nulla eterno. Raggiungo uno stato che mi eleva dal pavimento e diventa tutt'uno con le musichette indecifrabili degli altoparlanti. Il turbinìo delle etichette, il pane in cassetta, tutte le scelte da fare tra colori, confezioni, si fonde con i calcoli improbabili di scadenze, consumi nel frigo, impegni della settimana. Una danza mentale che serve solo a farmi sprofondare in un buco nero, talvolta di solitudine immensa, che mi avvolge e mi fa perdere le cognizioni. Nirvana alla Coop.

I buchi neri sono come dei nei sparsi su una schiena. Io di nei sulla schiena non credo di averne, li ho sempre visti sulle schiene degli altri. Questo mi porta a una riflessione.
Se i miei nei non li vedo, è perchè non ci sono o semplicemente perchè non li vedo? Se, come credo, nessuno ne parla con gli altri, e io non li ho, come faccio a conoscerli così bene?

Per ora è tutto. Questo mio viaggio/riflessione sui buchi neri, non è affatto terminato, è solo domenica mattina.

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